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MAFIA: INAG, CON DIGITALE E IA STOP A INFILTRAZIONI CRIMINALI IN IMPRESE SEQUESTRATE’ =
Roma, 25 ott. (Adnkronos) – ”Servono poche ma decisive modifiche al
codice antimafia (considerato tra i più avanzati al mondo), sia per
scongiurare i rischi di infedeltà degli amministratori giudiziari
(pubblici ufficiali designati dalle sezioni misure di prevenzione dei
tribunali) e coadiutori dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati
e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), sia per costruire
una solida barriera ai tentativi di infiltrazioni criminali che
proseguono – con modalità sempre più sofisticate – anche nella
delicata fase di gestione legalitaria dei beni sottratti a tutte le
mafie che hanno un altissimo valore, ormai non solo simbolico ma anche
intrinseco”. E’ quanto ha sottolineato la delegazione Inag (Istituto
nazionale amministratori giudiziari), formata dal presidente Giovanni
Mottura, dal direttore generale Sandro Cavaliere e dal consigliere
Giuseppe Sanfilippo, oggi in audizione davanti alla Commissione
Parlamentare antimafia.
Sono infatti circa 9.000 i procedimenti iscritti al 31 dicembre 2017,
a cui corrispondono 177.906 beni, di cui oltre 15.000 inseriti solo
nel corso dell’ultimo anno mentre sono 2.892 le aziende attualmente
gestite dall’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati
alla criminalità organizzata (Anbsc). Ma i dati sono in evoluzione
esponenziale come dimostra la Guardia di finanza che solo nel 2018 ha
chiesto sequestri per un patrimonio che vale 5 miliardi, pari allo 0,2
del Pil stimato per il prossimo anno.
”Numeri da capogiro che – a parere dell’Inag – evocano per l’Anbsc il
ruolo di ”nuova Iri” e impongono l’adozione di innovazione
tecnologica e normativa, modifiche procedurali a tutela del capitale
umano, implementazione della Banca dati nazionale unica, uniformità di
trattamento dei professionisti impegnati a fianco dello Stato: i temi
sono diversi e tutti strategici per combattere al meglio questa
battaglia per il futuro del Paese, per ”legalizzare” le imprese di
origine criminale, salvaguardandone al contempo sia il posizionamento
di mercato, sia i livelli occupazionali”. (segue)